Torey L. Hayden by La figlia della tigre

autore:La figlia della tigre [tigre, La figlia della]
La lingua: ita
Format: epub
ISBN: 9788850228034
editore: TEA
pubblicato: 2013-09-04T22:00:00+00:00

19

Me ne stetti in piedi come tramortita soltanto un istante o due; poi corsi alla porta a vedere dov’era. In quei pochi secondi, era scomparsa nella notte.

«Sheila? Sheila, dove sei?» gridai.

Una porta si aprì. «Può abbassare la voce?» urlò qualcuno.

Travolta dalla paura, chiusi la porta del motel e tornai dentro. E adesso? Diedi un’occhiata alla stanza. Le poche cose di Sheila erano sparse sul suo letto. Che cosa dovevo fare? Sarebbe tornata spontaneamente? O dovevo andare a cercarla? O lasciarla un po’ in pace? La mia impotenza mi paralizzava.

Mi sedetti sul letto e cercai di mettere in ordine le idee. Dove poteva andare? La prima cosa che mi venne in mente fu il campo degli stagionali, ma di certo non stava andando là. Senza dubbio era troppo saggia per andare là da sola, a notte fonda. E poi perché? Ci abitava forse ancora qualcuno che conosceva? Ne dubitavo. Non mi aveva accennato di essere ancora in contatto con qualcuno di Marysville.

Dove, allora? Gli unici posti che mi venivano in mente erano quelli in cui eravamo state insieme e, date le circostanze, non credevo proprio che ci sarebbe tornata. Era più probabile che andasse in centro, semplicemente perché di solito i ragazzi, quando sono angosciati, si rifugiano nelle zone commerciali. Ovviamente, a quell’ora della notte c’erano scarse probabilità di trovare dei negozi aperti, soprattutto in una comunità delle dimensioni di Marysville; d’altra parte, quella era la notte del Quattro Luglio… Preoccupata, presi le chiavi della macchina e andai in cerca di Sheila.

Girai ininterrottamente per la città, per vie che diventavano sempre più familiari, finché cominciarono a venirmi in mente dei vecchi vagabondaggi per Marysville che avevo dimenticato da un pezzo. Era un posto molto tranquillo, a quell’ora. Per la verità, in Main Street qualche macchina c’era, ma poi non ne incontrai più per isolati interi, qualche volta per chilometri.

Andai in centro tre o quattro volte, ma di Sheila non c’era traccia. Da lì, seguii la via principale verso la zona commerciale che era stata ampliata attorno al viale. Feci il girò completo della città, usando l’autostrada per immettermi sulle strade che portavano in periferia, e finalmente arrivai al campo degli stagionali.

Là, a differenza del resto di Marysville, erano tutti in piedi. Alcune zone erano addirittura animate, e questo mi fece sospettare che, come ai vecchi tempi, non tutti i residenti lavorassero sodo durante il giorno. In una zona, nella parte più degradata, c’erano diversi uomini drogati o ubriachi sdraiati per terra, e cominciai a sentirmi molto a disagio. Non volendo abbassare il finestrino, non mi fermai a chiedere se qualcuno aveva visto una ragazza che corrispondesse alla descrizione di Sheila.

Tutti quei bei ricordi della città che avevo avuto durante i primi giri per Marysville si sgretolarono. Ormai lo odiavo, quel posto, e avrei voluto soltanto imboccare l’autostrada e tornarmene a casa; tuttavia, la preoccupazione mi fece proseguire ininterrottamente il giro notturno.

Finalmente, verso le due del mattino, vidi Sheila. Era una parte della città che non avevo preso affatto in considerazione; stava camminando su una grande arteria della zona residenziale, non lontano dalla nostra vecchia scuola.

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